Con un diametro di pochi millimetri, globosa, saporita e con un colore marrone violaceo, la lenticchia di Santo Stefano di Sessanio cresce oltre i 1000 metri s.l.m., solo sulle pendici del Gran Sasso, zona in cui le coltivazioni di legumi sono attestate in documenti monastici del 998.
L’habitat ideale, con inverni lunghi e rigidi e primavere brevi e molto fresche, permette alle piantine di maturare in tempi diversi, e una volta sfalciate, se lasciate sul campo accumulate in piccoli covoni e poi ammassate sotto un telo, nutrono comunque i loro semi portandoli a maturazione.
Crescendo su terreni brulli e aridi, la lenticchia non ha bisogno di particolari cure, ma diventa un legume impegnativo nel momento della raccolta che si fa sempre a mano, anche perché i campi sono impervi e la meccanizzazione comporterebbe una perdita del 30-40% del raccolto. È un processo che si effettua ancora come 1000 anni fa, ed è molto faticoso; le lenticchie arrivano a maturazione in momenti diversi, questo perché le altitudini sono variabili, ma di solito tra il taglio e la battitura a volte trascorrono 15 giorni compresi tra la fine di luglio e la fine di agosto.
La lenticchia di Santo Stefano non è una lenticchia qualsiasi, ma si tratta di un biotipo preciso che è stato selezionato per questi territori da tempo immemore; proprio per le piccole dimensioni, 2-5 mm, questo tipo di lenticchia, non ha bisogno di essere messa in ammollo, è straordinariamente saporita e il modo migliore per apprezzarla è una zuppa molto semplice: bisogna coprirla con acqua e aggiungere spicchi d’aglio scamiciati, qualche foglia di alloro, sale, olio extra vergine di oliva, e portare quindi a ebollizione, a pentola chiusa.
Nelle lenticchie si evidenzia un basso contenuto di lipidi ed una discreta quantità e qualità di proteine.
IL PRESIDIO: I produttori sono in prevalenza anziani e perlopiù coltivano un poco di lenticchie per il consumo famigliare. Le quantità ottenute sono limitate e diminuiscono ogni anno, il tutto aggravato da un proliferare di un mercato di false lenticchie di Santo Stefano di Sessanio, che avvilisce i produttori locali. Il presidio, che sposa un progetto già avviato negli anni passati dal Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti, e dall’Arssa Regione Abruzzo ha permesso di riunirli in un’associazione, per arrivare a un’etichettatura e a un controllo del raccolto, al fine di garantire il consumatore da eventuali frodi. Ma soprattutto lavora per aumentare le coltivazioni, per offrire un’opportunità di sviluppo e una possibilità per i giovani di rimanere su un territorio straordinario.
STAGIONALITA’: Si raccolgono nel mese di agosto. Si consumano essiccate, quindi sono disponibili tutto l’anno.
AREA DI PRODUZIONE: Comune di Santo Stefano di Sessanio e alcune aree dei comuni limitrofi (provincia de L’Aquila).