Turca, turchesca o turchesa, proprio per evidenziare le sue origini esotiche, questa patata è entrata a far parte delle coltivazioni abruzzesi sin dal 1700. Il nome, infatti, ricorda il granoturco, ovvero un prodotto che arriva dal lontano Nuovo Mondo. Analogamente al mais, la patata diventa per l’Abruzzo e soprattutto per le zone del Gran Sasso, una ricchezza insostituibile e una importante risorsa alimentare.
Poteva essere coltivata a quote notevoli (oltre i 1600 metri), di facile conservazione, si consumava in loco oppure si scambiava con altri prodotti di base.
In alcuni centri abitati della montagna aquilana, nei secoli, sono stati impiegati ambienti sotterranei e grotte a ridosso degli agglomerati urbani proprio per conservare il prezioso tubero dopo la raccolta, e averlo a disposizione per tutto l’anno. La patata turchesa ha una buccia color viola intenso ricca di sostanze antiossidanti. Al suo interno, la pasta è di colore bianco candido, ha un basso contenuto in acqua, consistenza e granulosità medie; caratteristiche che la rendono adatta a diversi usi e cotture. È riconoscibile, oltre che per l’inconfondibile colore esterno, la forma irregolare, bitorzoluta, e i numerosi occhi profondamente incavati, segno genetico distintivo delle varietà antiche.
Anche i fiori sono particolari, grazie alle sfumature azzurrine dei petali e alla loro lunga persistenza sulla pianta (se la stagione lo consente, può protrarsi fino a novembre).
In condizioni favorevoli, la Turchesa è in grado di produrre anche il frutto, una sorta di piccolo pomodoro scuro contenente i semi. Questa antica popolazione, un tempo diffusa nelle aree montane abruzzesi, negli ultimi decenni è stata gradualmente sostituita da cultivar più produttive, rischiando la completa estinzione.
IL PRESIDIO: Nel 2001, l’Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, ha avviato un importante progetto di valorizzazione e recupero. Oggi l’associazione dei produttori conta oltre venti iscritti che si sono impegnati non solo nella coltivazione, fatta eseguendo i principi di un’agricoltura a basso impatto ambientale, ma anche nella riproduzione dei semi. I produttori si impegnano inoltre a fornire tutte le indicazioni sulla produzione attraverso un codice presente sulla confezione, che rimanda ad una pagina web.
STAGIONALITA’: La pianta si semina da marzo a maggio e si raccoglie dalla fine dell’estate a ottobre.
AREA DI PRODUZIONE: La montagna appenninica interna compresa nel territorio del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.